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Apertura in rosso venata di verde per l’auto europea

Inizio in calo per il mercato automobilistico dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+Regno Unito). In gennaio sono state immatricolate 1.135.116 autovetture con un calo del 7,4%. Diverse sono le ragioni che influiscono sulla partenza in rosso delle vendite di autovetture.

“In primo luogo, secondo Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor, va segnalato che in gennaio si pagano le conseguenze della forzatura fatta sulle immatricolazioni in dicembre per smaltire scorte di autovetture che non sarebbe più stato possibile vendere nel 2020 per il nuovo giro di vite sui livelli di emissioni. Sul risultato del mese incidono tuttavia anche altri fattori non favorevoli che potrebbero accentuare il loro impatto nel corso dell’anno. In particolare pesa ancora sul mercato la demonizzazione del diesel che sta determinando un crescente interesse per le alimentazioni alternative  a cui non corrisponde, un’offerta di autovetture elettriche pienamente coerente con la capacità di spesa della massa degli automobilisti e a ciò si aggiunge una situazione delle infrastrutture per la ricarica delle batterie ancora molto lontana dagli standard minimi per assicurare la possibilità alla maggior parte degli automobilisti di utilizzare senza penalizzazioni vetture elettriche.”

 La conseguenza di questa situazione, in gennaio, è una crescita in termini percentuali, ma non in valori assoluti delle immatricolazioni di vetture elettriche accompagnata da una generalizzata richiesta di incentivi pesanti che consentano effettivamente il passaggio all’auto elettrica ad un numero significativo di persone e di aziende. Non vi sono tuttavia in questo momento in Europa le condizioni necessarie perché le richieste di incentivi pesanti possano essere accolte. Il quadro economico è in rallentamento e l’influenza da Coronavirus potrebbe penalizzare fortemente anche gli acquisti di automobili, non tanto per la mancanza di componenti fabbricati in Cina (che comunque ha determinato il primo fermo della produzione anche in uno stabilimento europeo), ma per l’impatto che l’epidemia potrebbe avere sull’economia mondiale e in particolare su quella europea.

 

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