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Airoh una realtà in crescita

Abbiamo visitato l’azienda di Almenno San Bartolomeo (BG), dove ci hanno mostrato come nasce un casco, dal primo disegno, al passaggio in galleria del vento, alle finiture

Un lavoro di ricerca continuo, che prende ispirazione dalla pista e dalla strada. Un lavoro fatto di creatività, passione, conoscenza approfondita del prodotto e del mercato delle due ruote: sono questi gli elementi che hanno portato, in poco più di 25 anni, la Locatelli SpA, produttrice dei caschi a marchio Airoh, a diventare uno dei punti di riferimento a livello internazionale nel settore. Abbiamo verificato, in una recente visita allo stabilimento di Almenno San Bartolomeo, quante competenze occorrano per ideare e costruire un prodotto che è sempre in evoluzione, alla ricerca continua di miglioramenti. Ad accoglierci sono il titolare, Antonio Locatelli, con le figlie Angela e Martina, il product manager Guido Brignoli e il responsabile marketing Mirko De Gaetano, che ci guidano nell’interessante percorso di realizzazione di un casco Airoh mostrando alla stampa presente i vari passaggi: dal concept, su carta o su tavoletta grafica, al passaggio in modelleria, dove si dà forma al casco. Dopo la scansione in 3D e la creazione di modelli matematici, il prototipo funzionale viene poi testato dall’H-Lab, il laboratorio interno ha la responsabilità di una fase cruciale nella messa in produzione di un casco poiché ne determina il raggiungimento e il superamento dei parametri di sicurezza imposti dalle normative nazionali e internazionali. Parallelamente il prototipo viene sottoposto a diversi test all’interno della galleria del vento, vero e proprio fiore all’occhiello dell’azienda. Si tratta infatti dell’unica galleria del vento presente in Italia appositamente studiata per testare solo i caschi, nonché della più veloce: può infatti simulare una velocità massima di 210 km/h. “È stato un investimento molto importante – sottolinea Locatelli – ma che sono certo ci ripagherà nel tempo. Anzi, ci sta già dando grandi soddisfazioni. D’altra parte, per raccogliere bisogna prima seminare!”.

 

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